Area Archeologica Antica Lavinium

Ultima modifica 6 maggio 2022

Visite guidate all’area archeologica di Lavinium

XIII Altari e Heroon di Enea

Visite guidate all’area archeologica di Lavinium

L’antica città diLavinium è ricordata dalle fonti soprattutto per gli aspetti leggendari e religiosi (Simmaco, alla fine del IV sec.d.C. la definisce “Civitas religiosa”). Tra tutti, è celeberrima la narrazione della fondazione da parte di Enea , probabilmente derivata da Timeo (fine del IV sec.a.C.), ripresa da Licofrone (fine IV-inizi III sec.a.C.) e consacrata da Virgilio nella sua Eneide.

La storia della riscoperta di Lavinium affonda le sue radici in un tempo lontano, quando Ferdinando Castagnoli e Lucos Cozza  avviarono nel 1955-56 le ricerche mettendo in luce sia importanti complessi sacri, come quello delle Tredici Are e l’Heroon cd. di Enea, sia strutture abitative, produttive e pubbliche nell’area propriamente urbana, sia zone di necropoli. Le indagini archeologiche e le pubblicazioni ad esse relative furono portate avanti dall’Istituto di Topografia dell’Università Sapienza di Roma con opere sistematiche e contributi su singoli argomenti, soprattutto da parte di Paolo Sommella, Maria Fenelli, Marcello Guaitoli e Fulvio Cairoli Giuliani tra gli anni ’70 e ’90 dello scorso secolo. Più recentemente le ricerche, sotto impulso della Soprintendenza, si sono concentrate sulla verifica delle emergenze e sullo studio dei materiali archeologici.
Di grande importanza gli scavi del santuario costiero di Sol Indiges , il luogo mitico dello sbarco di Enea , dirette da Alessandro M. Jaia dell’Università Sapienza di Roma.

Il particolare complesso delle Tredici Are è un luogo sacro la cui vita inizia alla metà  del VI secolo a.C. La presenza di ceramica di importazione attica, laconica, ionica, testimonia i contatti della città latina con il mondo greco, grazie al suo vivace approdo costiero. Al santuario è connesso un edificio arcaico per lo svolgimento di cerimonie sacre. Nel V  e nel IV secolo a.C. vennero costruiti  nuovi altari  e restaurati  alcuni  di quelli già  esistenti. L’abbandono degli altari  viene generalmente datato al III sec.a.C.

Numerose e di tipologie diverse sono le offerte votive rinvenute durante lo scavo del  santuario: piccoli crateri, coppe, bronzetti,  per le prime fasi di vita del santuario,  mentre  sono più  recenti  sono i votivi anatomici, le statuine di terracotta, le teste e le mezze teste votive.
Per il santuario sono state avanzate diverse proposte di identificazione del culto: si è parlato di un Aphrodision (santuario di Afrodite), sulla scorta della testimonianza di Strabone, di un culto federale legato ai Penati, di culti agrari, ecc.

Vicino al  santuario  sorgeva la tomba a tumulo orientalizzante (inizi del VII sec.a.C.) monumentalizzata nel IV secolo a.C. e identificata, sulla base di una descrizione di Dionigi di Alicarnasso, con l’Heroondi Enea , il luogo  destinato  al culto dell’eroe.
Gli scavi nell’area urbana hanno dimostrato che la città era ampiamente abitata dalla fine del VII sec. a.C . e raggiunse nel corso del VI sec.a.C. la massima espansione, con edifici coperti di tegole, una cinta muraria e viabilità. Nei santuari, come quello dedicato a Minerva, i devoti donavano preziose statue votive (oggi al Museo Lavinium , all’interno di un innovativo percorso multimediale) o ceramiche funzionali al culto. Al centro della città, la piazza del Foro, provvista di un grande tempio a tre celle e da Augusteum che ha restituito ritratti della famiglia giulio-claudia, con le vicine terme di epoca imperiale, confermano la vitalità del centro, anche se con respiro meno ampio, in piena età romana.


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